Con appena 2 vittorie, 1 pareggio e 5 sconfitte nelle ultime 8 partite (incluso il quarto di finale di Coppa Italia contro la Juventus), la crisi della Roma è bella che servita. I giallorossi, tra l’imminente avvicendamento societario, un mercato sottotono e una continuità inesistente, cadono anche per mano del Bologna di Mihajlovic, che allo stadio Olimpico passa con un meritato 2 – 3. Un filotto tremendo per la squadra di Fonseca, che nelle ultime tre partite di campionato ha collezionato un solo punto (quello del derby contro la Lazio), subendo la bellezza di 8 reti.
Per almeno due terzi di partita fa praticamente tutto il Bologna, nel bene e nel male. La Roma si limita invece a recitare il ruolo di spettatore non pagante, costantemente in balia degli eventi. Gli emiliani passano dopo soltanto 16 minuti dal fischio d’inizio: Musa Barrow (prestazione sontuosa prima dell’infortunio, la cui entità sarà da valutare) mette in mezzo il pallone, Palacio lo liscia favorendo l’inserimento di Orsolini, che lo mette dentro con facilità. Il pareggio, quasi immediato, porta sempre la firma dei ragazzi di Mihajlovic: al 22° il cross di Kolarov sovrasta Skorupski, e Denswil, nel tentativo di anticipare un avversario, lo insacca goffamente nella propria porta.
Ma è un grande Bologna, tonico, deciso, incontenibile. Tanto che il nuovo vantaggio arriva praticamente subito. Minuto 26: Musa Barrow guadagna il pallone dal vertice destro dell’area della Roma, il suo destro potente si impenna dopo la deviazione di Santon e si insacca sul palo lontano. I rossoblù fanno la partita, sfiorano a più riprese il terzo gol e lo trovano nella ripresa: Musa Barrow entra in area, si “beve” Mancini e con un radente sul secondo montante batte nuovamente Pau Lopez per la doppietta personale. L’attaccante, grande protagonista della serata, sarà costretto al cambio per una distorsione alla caviglia. C’è ancora il tempo per il gol del redivivo Mkhitaryan, di ritorno dopo un mese di infortunio, e per l’espulsione di Cristante per un intervento a martello su Orsolini (anch’esso costretto a uscire), che chiude definitivamente i giochi.