Vlahovic contro il suo (recente) passato. La seconda semifinale di Coppa Italia sarà una sfida ad alto tasso di fascino, e non solo perché vedrà affrontarsi due squadre che da decenni condividono un’acerrima rivalità. Sarà anche la partita in cui Dusan Vlahovic si ritroverà di fronte la sua ex squadra, quella Fiorentina che gli ha permesso di consacrarsi a suon di gol come uno degli attaccanti più promettenti del panorama internazionale. E lo farà già forte della nuova consapevolezza acquisita alla Juventus, in cui si è riscoperto immediatamente determinante per avendo giocato due sole partite: non bastasse la rete che ha aperto le danze contro il Verona, stavolta il serbo ha propiziato l’autorete che ha permesso ai bianconeri di superare il Sassuolo al fotofinish.
Per l’occasione Max Allegri predilige una soluzione ibrida, con una sorta di 4-2-3-1 in cui, alle spalle di Vlahovic, agiscono i vari Cuadrado, Dybala e McKennie, mentre a comporre la mediana sono Zakaria e Arthur, nuovamente preferito a Rabiot. Dionisi non si scompone e al cospetto di uno Stadium in visibilio lancia dal primo minuto il suo assetto portante, affidando l’offensiva a Traoré, Berardi, Raspadori e Scamacca. È la Juventus a partire fortissima, e a trovare quasi subito il vantaggio: bella discesa di Alex Sandro da sinistra, il tiro di McKennie non è pulito ma sul pallone si precipita Dybala che insacca di controbalzo con un tap-in vincente.
Sembra il preludio di una gara in discesa per i bianconeri, ma il Sassuolo non è dello stesso avviso e inizia a martellare Perin con insistenza. Il numero 36 della Juventus si supera prima su Berardi, poi su Kyriakopoulos, ma deve alzare bandiera bianca sullo splendido destro a giro di Traoré, che va a togliere le ragnatele dall’angolino del palo lontano: Stadium ammutolito e 1 – 1. A questo punto sale in cattedra Pegolo, che nonostante le 41 primavere si dimostra ancora molto reattivo: il portiere del Sassuolo respinge prodigiosamente le conclusioni di Vlahovic, Alex Sandro, McKennie, Morata, Rabiot e de Ligt, e ove non ci arriva lui ci pensa il palo a frustrare le occasioni bianconere (sfortunatissimi McKennie e de Ligt nelle circostanze).
Quando allora tutto sembra finito, è ancora Vlahovic a tirar fuori il coniglio dal cilindro scongiurando i tempi supplementari: grande giocata su Muldur, il destro dall’interno dell’area viene respinto da Tressoldi e il pallone si infila beffardamente nello spazio che il pur ottimo Pegolo non può difendere. È il 2 – 1 che regala alla Juventus la semifinale.