Nel calcio non vince chi è forte, ma è forte chi vince. E il Chelsea, partito da totale outsider e mai realmente con i favori del pronostico dalla propria parte, si è dimostrato più forte di tutto e tutti. Nove mesi dopo Lisbona Thomas Tuchel si prende la rivincita della vita, lasciando una notte di rimpianti a quel PSG che non solo la finale di Champions League non l’ha vista, ma neppure ha portato a casa lo scudetto francese. Con il tecnico tedesco, c’è anche il difensore brasiliano Thiago Silva: uscito tra le lacrime a fine del primo tempo per via di un infortunio, il centrale verdeoro conquista le grandi orecchie a quasi 37 anni, dopo essersele lasciate sfuggire ad agosto dell’anno scorso, con la fascetta da capitano, davanti al Bayern Monaco campione di tutto. La vittima illustre è Pep Guardiola: anche il Manchester City degli spendaccioni sceicchi è stato costretto ad arrendersi dinanzi al solido cinismo dei blues.
Una Champions League che cela in sé anche un po’ d’Italia, quella degli oriundi Jorginho ed Emerson Palmieri. Per l’ex regista del Napoli, dopo l’Europa League vinta due anni fa a Baku, è la soddisfazione più grande della carriera. Per di più al cospetto dell’attesissimo Kevin De Bruyne, Pallone d’Oro annunciato e costretto a lasciare il campo anzitempo: fatale l’incornata contro un altro che la Serie A l’ha vissuta, il marcantonio Antonio Rudiger, che pure ha avuto la meglio nello scontro. E c’è anche la Francia, quella di Giroud e Kanté. Il mediano d’oltralpe in particolare, ancora una volta, è risultato tra i migliori in campo: non c’è da stupirsi se Antonio Conte, in tempi non sospetti, voleva portarlo all’ Inter a tutti i costi. A deciderla è Havertz, non certo l’uomo più atteso, ma l’immagine più iconica è forse quella dell’affranto Kun Aguero: il suo passo d’addio al Manchester City è un doppio pianto a dirotto.