Un gol a tempo praticamente scaduto, quando le due squadre iniziavano già mentalmente a preparare i rigori, è bastato all’ Inter per prendersi la Supercoppa Italiana. La Juventus cede dopo 120 minuti di resistenza stoica, con una squadra falcidiata dalle assenze e, dal punto di vista fisico, visibilmente in debito rispetto ai nerazzurri. Eroi della partita due subentrati, Darmian e Sanchez, riusciti laddove i compagni ai quali erano subentrati, rispettivamente Dumfries e Dzeko, avevano fallito. Bravo l’ex Parma a insistere sul disimpegno di sufficienza di Alex Sandro, ancora meglio il cileno a sbucare davanti agli avversari e a perforare un Perin a quel punto impotente. La rimonta perfetta: nel primo tempo era stata la Juve a trovare per prima il vantaggio, con McKennie, prima di subire il pareggio di Lautaro Martinez su calcio di rigore.
A San Siro l’ Inter si presenta con quella che è praticamente la formazione tipo, a differenza di una Juventus pesantemente rimaneggiata a causa delle numerose assenze. Allegri preferisce Perin a Szczesny (reduce dalla vaccinazione per il covid), poi deve rinunciare agli squalificati Cuadrado e de Ligt, oltre all’infortunato Chiesa. Danilo e Bonucci, lungodegenti, sono presenti in panchina perlopiù a fornire sostegno psicologico ai compagni. L’avvio vede la prevedibile prevalenza nerazzurra, che in neanche dieci minuti crea almeno tre nitide occasioni senza tuttavia riuscire a centrare lo specchio della porta. La Juve è in evidente difficoltà, fatica a superare la linea del centrocampo, ma al 25°, sorprendentemente, passa con uno dei pochi affondi della sua gara: azione insistita dalla sinistra, il traversone di Morata viene smorzato e disegna una parabola perfetta per lo smarcato McKennie, che insacca con un’incornata vincente.
È sempre l’ Inter però a dettare l’inerzia della sfida, e a trovare il pareggio al minuto 35 grazie a un penalty trasformato da Lautaro Martinez. Nella circostanza, ingenuo il fallo di De Sciglio su Dzeko. La ripresa si apre con le folate offensive di Bernardeschi, il più attivo fra i suoi. L’ex viola arma il mancino per due volte, ma la mira non è quella dei tempi migliori. Man mano che la gara procede le due squadre abbassano i ritmi, complice la stanchezza. La soluzione allora proviene dai cambi: impalpabili quelli di Allegri, risolutivi quelli di Inzaghi, grazie a una panchina decisamente più lunga. Al 120° il patatrac di Alex Sandro, con Sanchez che fa esplodere il Meazza. È festa grande per i nerazzurri, che sollevano la Supercoppa dopo la premiazione.