Se è vero che le giornate di Halloween sono quelle del ritorno delle streghe e delle notti dei morti viventi, per il Benevento la stagione della caccia alle streghe pare non aver fine, e i morti continuano a restare tali. In effetti, al di là di qualsivoglia discorso legato al tifo, non può che destare sconforto la deprimente situazione del club campano, ancora ultimo in classifica e, col Cagliari, capace di inanellare la decima sconfitta consecutiva: un record completamente negativo, sia per l’intera storia del campionato italiano, sia per quel che concerne i vari tornei esteri.
La più classica delle cadute dalle stelle alle stalle, un sogno che si trasforma in un incubo di mezzo autunno dal quale risvegliarsi diventa sempre più difficile. E quello 0 pesante come un macigno, che suscita inevitabili sfottò e ironie, oltre che, peggio ancora, un sentimento di compassione. In questo modo, persino il Cagliari, reduce dall’avvicendamento in panchina e da cinque KO consecutivi, diventa l’ennesima occasione sprecata, un altro rimpianto sul quale versare lacrime amare: in effetti mai come stasera, nei precedenti 9 incontri, i giallorossi erano andati così vicini a portare qualcosa a casa, a cambiare quello 0 in un 1 che certamente sarebbe stato più incoraggiante per il prosieguo del campionato.
E invece, il calcio di rigore che, al 94° minuto, aveva portato il Benevento sull’1 – 1, dando l’illusione che finalmente la maledizione stava per essere spezzata, è durato un nonnulla: un battito di ciglia, neppure il tempo di pensare che la beffa potesse essere dietro l’angolo, a rifilare un altro sgambetto crudele. “Dolcetto o scherzetto?”, diremmo di questi tempi. E la risposta ineluttabilmente è la seconda, ancora una volta, con Pavoletti che per una sera torna a vestire i panni del bomber, bussa alla porta del Benevento e la combina grossa, girando la sfera là dove, al minuto 95, il povero Brignolo non può mai arrivare. La consolazione è che le altre non se la passano tanto meglio, e nonostante tutto la salvezza è ancora possibile. Ma a questo punto la strega deve inforcare la scopa e tornare a volare. L’alternativa è di scavare sempre più il fondo, fino a raggiungere il punto di non ritorno.